25 aprile: c’è poco da festeggiare


Il Re era fuggito, il Duce arrestato e imprigionato sul Gran Sasso. Badoglio e i finti gerarchi fascisti, sentendo odor di bruciato, tradirono lasciando il popolo italiano e le forze armate al loro destino. I tedeschi occuparono l’Italia e liberarono Mussolini. Molti soldati, camice nere e civili, ricostruirono un governo fascista (la Repubblica di Salò) e combattendo insieme ai tedeschi pur sapendo di combattere una battaglia già persa. Essi difesero l’ideale in cui credevano, onorarono l’impegno preso e combatterono fino alla fine.
Il 25 Aprile 1945 fu una data storica: la fine del fascismo e l’inizio della libertà e della democrazia. Una libertà e una democrazia già malate e viziate alla nascita.
Già dal tempo della resistenza partigiana vi erano due schieramenti i cattolici (bianchi) e i laici (rossi); i bianchi combattevano per dare all’Italia la democrazia attuale, i rossi (quelli comunisti guidati da Togliatti amico di Stalin tanto da prendere la cittadinanza sovietica) che erano la maggioranza, usavano il metodo “mordi e fuggi” per combattere, tipo guerriglia: con attentati alle spalle ammazzavano i tedeschi, consapevoli che ogni tedesco morto in un attentato, loro avrebbero fucilato 10 italiani (vedi le fosse Ardeatine). Ma a loro non importava, era la loro guerra, lottavano per fare un Italia bolscevica staliniana (non dimentichiamo che l’attentatore di Via Rasella, alla domanda del giudice: “Se lei si fosse costituito le fosse Ardeatine non avrebbero avuto luogo. Perché non lo fece?” – Rispose – “la vita di un compagno vale più di 335 vite”).
I GAP (Gruppo Armato Partigiani) erano una forza armata molto consistente specialmente in Piemonte, Liguria e Romagna, essi facevano i padroni, la loro guerra era contro tutti coloro che non la pensavano come loro e uccidevano senza scrupoli pure i partigiani bianchi che non volevano combattere con i loro sistemi e non volevano aderire all’ideale inderogabile del bolscevismo sovietico; cito uno dei tanti eccidi: 21 partigiani bianchi della brigata “Osopo” trucidati nel febbraio 1945 a “Porzus” in Friuli Venezia Giulia da una banda di partigiani rossi guidati da Mario Toffanin. Oltre un monumento a loro dedicato esiste anche il film “Porzus”.
E il 28 Aprile ricorda un’altra vergognosa azione: l’esibizione di tre cadaveri appesi per i piedi a testa in giù a Piazzale Loreto.
Dal 1945 al 1947 in Italia si viveva il terrore, i GAP formarono un gruppo provvisorio di governo; bande armate la sera entravano nelle case e prendevano persone di ogni età e sesso che in ogni modo erano sospettate di aver lavorato per il fascismo o semplicemente avevano amici o parenti che lo avevano fatto. Li portavano fuori casa dove venivano torturati, seviziati e in fine uccisi e gettati nei fiumi dove affioravano la mattina seguente. In questo modo difficilmente le famiglie riuscivano a trovare i cadaveri.
Alcuni libri scritti da storici e ricercatori come Giampaolo Pansa e Giorgio Pisanò, sono riusciti a dare un nome a molti morti e a far luce su tutte queste morti inutili. Non che ci siano morti utili, ma queste proprio non ebbero ragion d’esistere.
Il fascismo fu una tremenda dittatura? Si può essere non d’accordo con chi afferma questo in senso assoluto. Fu, quanto meno, una dittatura attenta allo sviluppo del benessere sociale. Sicuramente coi suoi errori.
Caduto il fascismo é sempre stato detto, fin dal primo giorno di scuola, “bisogna essere anti-fascisti, il fascismo è il male assoluto”. I più curiosi, invece, hanno scoperto che questo fascismo tanto temuto, nella situazione non facile del ventennio guidato da Mussolini, fece le riforme sociali più innovative e vere del XX secolo. Nessuna democrazia e nessun paese europeo prima e dopo la guerra è riuscito a fare le riforme che ha fatto il fascismo in Italia. Dette una grande immagine dell’Italia al mondo intero, ridiede alla nazione dignità, unità, entusiasmo popolare e volontà. L’Italia non era divisa come lo è ora (Nord e Sud), era una sola terra unica prosperosa e lavoratrice, sicura, con un’equa distribuzione del bene sociale.
Poi ci fu la pazzia della guerra che portò via tutto.
Nel 1945 la Chiesa e gli americani riuscirono a bloccare i GAP di Togliatti e i titini di Tito (altrimenti saremmo diventati un satellite comunista), e nel 1948 nacque la Repubblica Democratica Italiana.
Ritornarono le mafie e l’Italia fu ridivisa in Nord e Sud, poi accadde il primo delitto politico-industriale: l’ex partigiano bianco Enrico Mattei e il suo pilota. Ed ancora le Brigate Rosse, tutti i governi che non hanno governato (da Alcide de Gasperi, Andreotti, Craxi, Amato, Prodi fino ad arrivare a Berlusconi).
Sessantanni di apparente democrazia (NDR: sarebbe più giusto definirla oligarchia, ossia il potere incentrato nelle mani di pochi, sempre gli stessi) che non ha portato a niente, solo bugie, corruzione, intrallazzi politici, cattivi governi e omicidi: Moro, Falcone, Borsellino, Don Pino Puglisi, il Generale Dalla Chiesa.
Assieme alla mala politica non ci siamo fatti mancare nulla: il debito pubblico (che oggi, piú di ieri, ci attanaglia), il degrado ambientale, quello sociale ed intellettuale. I nostri giovani trovano sfogo solo nelle discoteche e nella droga, terminando la loro giovane vita nelle strade di un sabato sera da “sballo”.
E si dovrebbe festeggiare per tutto questo? No grazie!
Si dovrebbe non accettare tutto questo e combattere, sempre coi mezzi concessi dalla legalità e negli spazi competenti, l’indecenza di un sistema dove il cittadino è solo apparentemente coinvolto (con le elezioni) ma poi aggirato dai soliti politici che conoscono solo “una musichetta”: depredare l’Italia e gli italiani.