Un quaderno rosso bordò


L’autore: Paolo Mearini

Non un diario. Non un memoriale. E neppure una raccolta di fatti d’arme. Il libro scritto dal Generale C.A. Paolo Mearini é solo un quaderno aquistato dall’autore nella cartoleria vicino la sua abitazione su cui appuntare pensieri in ordine sparso alla soglia di quella età in cui ci si interroga sulla propria vita e se ne fa un bilancio. E solo il caso ha voluto che la copertina fosse di colore amaranto, come il basco che ha portato con convinzione ed orgoglio nella sua carriera di paracadutista militare.
Paolo Mearini, nato a Firenze nel 1939, ha frequentato l’Accademia Militare di Modena. Laureato in Scienze politiche é stato Ufficiale di Amministrazione dell’Esercito Italiano e in tale ruolo ha raggiunto i più alti incarichi del servizio. Di tale lungo periodo della sua vita, ama ricordare i quindici anni trascorsi nella Brigata paracadutisti Folgore e, in particolare, il periodo della difficile missione in Libano.
Piccolo di statura fisica ma di grande spessore morale e dallo sguardo acuto, Paolo Mearini con questo suo primo libro ha saputo rievocare le sue aspirazioni giovanili di umanista, finalmente esorcizzando i lunghi anni in cui si é dovuto invece calare nelle vesti del tecnico, ponendo in secondo piano le sue inclinazioni di scrittore, dando una immagine di sé finalmente completa e non limitata solo a quella già nota per la professione militare svolta.
Nel libro, come suggerisce il sottotitolo, non é il rappresentante delle istituzioni a parlare quanto l’uomo depositario di intime ambizioni apparentemente tenute sopite da circostanze e da scelte di una vita ampiamente assorbente come quella “con le stellette”. Un desiderio di espressività limitato sino a poco tempo fa a poche frasi in rima baciata rivolte ai congiunti nelle occasioni delle ricorrenze di famiglia.
Ora, non più in servizio attivo, Mearini può finalmente dare sfogo alla sua vena umanistica e creativa. É l’uomo, finalmente libero da ogni legaccio, che racconta. Non più inibito dalla sua funzione pubblica o limitato dal poco tempo a disposizione, propone frammenti privati di vita vissuta in un caleidoscopio di emozioni che, via via, il lettore percepisce, riconosce e fa proprie in quanto simili a quelle provate in analoghe circostanze accadute nel corso della propria esistenza ma su cui non si è soffermato a riflettere.
E sulla base di questo rapporto empatico che l’autore riesce a instaurare con il lettore, il libro si dipana in un racconto mai noioso ma ampiamente coinvolgente, che sdogana pienamente il Paolo Mearini che da grande sognava di voler fare lo scrittore.
Dall’antologia dei ricordi che vengono proposti in apparente ordine sparso nei primi capitoli, emerge alla fine un rassicurante messaggio di speranza rivolto al lettore e, soprattutto, un prezioso insegnamento rivolto alle generazioni future: un invito a non abiurare mai definitivamente le proprie più intime ambizioni, spesso quelle più gratificanti sul piano emozionale, solo perché fuorviati da differenti scelte di vita.
Il libro, presentato per la prima volta al CASD (Centro Alti Studi della Difesa) in Roma riscuotendo unanime apprezzamento, é stato commentato dallo stesso autore con pari successo anche a Napoli mercoledì scorso 11 aprile, in una conferenza tenuta presso la locale Sezione dell’Unione Nazionale degli Ufficiali in Congedo d’Italia, nella quale sono convenuti amici e colleghi dell’autore (uno per tutti il Gen. paracadutista Giovanni Fantini), nonché rappresentanti e soci appartenenti a svariate Associazioni Combattentistiche e d’Arma come quella dei Volontari di Guerra, degli Artiglieri, dei Militari di Croce Rossa, dei Genieri e numerosi soci dell’Associazione sportiva dei Paracadutisti di Napoli che si sono stretti con calore intorno all’illustre collega oggi scrittore.
Se nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza, peraltro periodi caratterizzati dalla avida lettura di romanzi come quelli del Collodi, avessero chiesto a Paolo Mearini cosa avesse voluto fare da grande, avrebbe certamente risposto di voler fare lo scrittore. Con “Un quaderno rosso bordò”, dopo una giovinezza caratterizzata dall’esercizio delle arti militari e l’apparente abbandono di tale aspirazione, si può ben dire che quel tempo é arrivato.