
I nuovi tiranni
È indubbio che la nuova legge sulla scuola, ha consegnato nelle mani dei dirigenti scolastici, e al loro libero arbitrio, enormi poteri discrezionali. A quali poteri ci stiamo riferendo? Per esempio al potere assegnato al Ds di scegliersi il Suo staff di direzione, fino ad un numero di docenti pari al 10% del Collegio, di scegliersi alcuni docenti, per quanto riguarda l’organico potenziato, selezionandoli dagli albi territoriali tra docenti che devono essere immessi in ruolo e che chiedono la mobilità e il potere conferito di fatto al dirigente scolastico, di presiedere anche il Comitato valutazione degli insegnanti. Si tratta di norme legislative che rendono la nuova figura del DS, onnipotente e vero dominus della scuola. Quello del DS diventa, con la legge Renzi , un ruolo delicatissimo, dove l’etica della responsabilità e il buon senso dovrebbero essere gli elementi guida per evitare rischi di abuso di potere. Sì, perché gli eccessi normativi che consegnano ampi margini di discrezionalità al dirigente scolastico, potrebbero facilmente sconfinare nell’abuso di potere o in un uso distorto del potere conferito per legge. Quando si configura l’abuso di potere? Si tratta di una circostanza aggravante comune, prevista dall’art. 61 n. 9 del codice penale, dove per abuso si intende l’uso del potere doloso e oltre i limiti imposti dal diritto. È proprio l’eccesso di potere che la legge assegna ad un ruolo professionale, che espone tali ruoli ai rischi di sconfinamento del potere assegnato. Quindi è evidente che se tali poteri del DS, venissero gestiti in malo modo, potrebbero facilmente sconfinare nell’abuso di potere, con le conseguenze penali del caso. Ci sono casi in cui docenti , ata , RSU e sindacalisti, che per anni hanno contrastato i dirigenti scolastici nel loro ruolo costituzionale di rappresentanti dei lavoratori, hanno relazioni professionali pessime e logore. Come si regoleranno questi dirigenti scolastici nel valutare questi? Non dimentichiamo che con le ultime elezioni RSU saranno eletti, in questo ruolo rappresentativo, circa 30 mila tra docenti e personale scolastico. Chi tutela, dalle scelte discrezionali del DS, concesse dalla riforma della scuola, le RSU che hanno svolto fino in fondo il loro dovere di ruolo, logorando le relazioni umane con il capo d’Istituto? In questo particolare caso, non ci sono forse rilievi di incostituzionalità della legge, che non ha tenuto conto di tutelare il ruolo di chi, per la Costituzione , è chiamato a difendere i lavoratori? In questi casi, le decisioni di un DS, volte a non premiare certi docenti e certo personale, non potrebbero risultare decisioni dolose e che afferiscano ad un uso distorto del potere conferito? Quello delle RSU è solo un esempio, ma il problema si potrebbe riproporre in tutti quei casi, in cui le relazioni umane e professionali del docente e del personale ata con il DS, dovessero essere non buone sul piano personale. Queste situazioni esistono in tutte le scuole, in alcuni casi anche per evidente colpa degli insegnanti, in altri per colpa dei dirigenti scolastici, ma, a prescindere dalle colpe, l’aumento dei poteri dei DS potrebbero, se utilizzati impropriamente, sconfinare in un abuso di potere penalmente punibile. Si prevede che, grazie all’ennesima riforma epocale della scuola e alla norma su i nuovi poteri conferiti ai DS, ci sarà un notevole incremento dei contenziosi davanti al giudice del lavoro.. È un problema che attraversa i secoli e la storia della democrazia: quis custodiet ipsos custodes?, chi controlla i controllori?, la famosa frase dell’autore latino Giovenale.
Il riferimento a questa citazione, modernizzato dalla cultura anglosassone nel who watchs the watchman dove watchman sta per controllori, viene inevitabilmente in mente quando si pensa all’ultima (per ora) riforma della scuola, che attribuisce ai presidi maggiori poteri discrezionali di quelli che avevano prima, quando pomposamente li si definì «dirigenti scolastici» per dare loro una patina di imprenditorialità. Come se un semplice decreto potesse trasformare un uomo di scuola in un manager: e i risultati si sono visti (per non parlare dell’ultima trovata degli istituti onnicomprensivi dove un direttore di scuola materna può diventare dirigente di liceo), al punto che è stata necessaria una nuova riforma.
L’ultima, visto che ogni governo ne propone una propria, quasi come fiore all’occhiello, così che ogni ministro, da Gentile alla Moratti e perfino alla Gelmini (che fa rima con Giannini), ha l’ambizione di perpetuare, non importa come, il proprio nome nella storia della scuola?Ora siamo al dirigente che sceglie liberamente gli insegnanti, che ha il potere di premiare, soprattutto economicamente quelli che, a suo «insindacabile » giudizio (quanto lavoro prevedibile per i Tar, ndr), sono i migliori.
Insomma, l’ultima versione 2.0 del controllore, senza controllo.
Certo, l’obiettivo della riforma, oltre che sburocratizzare (e Dio sa quanto ce ne sia bisogno!) un comparto della pubblica amministrazione, è anche quello di restituire dignità al corpo docente, sta, puntando sulla meritocrazia, parola più citata da tutti i governi degli ultimi 20 anni e rimasta solo un’espressione verbale. Ma siamo sicuri che in un Paese che fonda la sua meritocrazia sulla raccomandazione, sulla bustarella e sulla clientela, il dirigente scolastico saprà resistere alle lusinghe, alle amicizie, alle pressioni politiche e perfino all’italica lussuria?
Il paradosso di questa riforma sta soprattutto nel fatto che si cita ad esempio il modello privato, dimenticando, però, una differenza sostanziale: l’imprenditore sceglie e decide rischiando soldi propri e non denaro pubblico. Se sbaglia, ci rimette del proprio, non dei soldi di Pantalone, soprattutto perché non basta una legge a fare di un professore un manager. Ammenoché non si voglia introdurre il criterio di responsabilità per cui, come avviene nel privato (non nel pubblico dove il manager viene gratificato economicamente anche per i propri errori), chi sbaglia venga licenziato. Perché per il preside che sbaglia o che abusa del proprio potere, non è prevista alcuna sanzione drastica? Per timore che nessuno voglia più assumersi la responsabilità di guidare un istituto?
L’efficienza dello Stato si misura anche sulla responsabilità e la valutazione dei presidi e della scuola non può continuare sulla base del maggior numero di promozioni, falsa attestazione di efficienza, quando è noto che i docenti vengono spinti a promuovere per elevare il quoziente scolastico. Che senso ha l’autovalutazione in un sistema italiano che non fa della deontologia e dell’etica un criterio morale basato sulla rettitudine dell’individuo? Anzi, come la storia insegna, la nostra società premia e ammira il furbo, deridendo l’onesto.
E, sempre per citare i latini, ci piace ricordare quella frase di Publio Siro nelle Sententiae: «Paucorum improbitas est multorum calamitas», la disonestà di pochi è di danno a molti. Il rischio di questo aumento di potere ai presidi, è quello di creare una nuova casta, che, come ogni aggregazione di potere, tende a fare i propri interessi. In un Paese caratterizzato dall’occhio benevolo di eventuali controllori o Authority che dir si voglia, che hanno portato a frequenti incidenti di percorso, anche con questa riforma, toccherà alla magistratura il compito di punire gli «incidenti di percorso» che potranno verificarsi. Nel complesso tutte le scuole funzionano così però ce ne sono alcune che sono uno vero e proprio schiaffo alla ns splendida tradizione scolastica ahimè purtroppo consegnata nelle mani di maestrine elementari che tuttalpiù hanno conseguito un master di 1 livello alla unipegaso o Giustino fortunato che permette l’ accesso al concorso,parlo perchè provengo da un Istituto fuori porta Nolana a Napoli , una cosiddetta Scuola di frontiera quelle che dovrebbero più di tutte funzionare al meglio . Invece osservo amministrare i soldi dello Stato per compiacere amici e tasche , pur di arrotondare a fine mese la busta paga sono capaci di inventarsi qualsiasi cosa persino di spendere un tot per noleggiare materassini per la palestra , tessuti da migliaia di euro affidati a ragazzine inesperte per organizzare raccolte fondi a favore dell’ istituto , candidature forzate per il rinnovo delle rsu in modo di avere in sede di contrattazione mano libera ai soliti sporchi giochi. Ma quello che più è vergognoso è il comportamento di chi ruota intorno a questo sistema fatto di malaffare i collaboratori del DS , gente pronta a vendersi la mamma pur di mettersi in evidenza agli occhi della maestrina diventata tiranno , nn ho mai capito se lo scopo di questa gente è trasmettere il sapere o perdersi a fare la spia se il collaboratore scolastico pulisce o fa la guardia bene ? Ma dimenticavo è tutta gente inutile buona solo a scodinzolare perché il tiranno sa che l ‘ inetto è l arma migliore per continuare i suoi traffici, i complici migliori per trasformare una cosa pubblica in un feudo privato che importa che le classi son vuote e i discenti ignoranti, l ‘ importante è partecipare a qualche evento , di stampare foto con il logo della scuola il miglior modo di apparire per quello che non si è.