Una stele a Cassino per i fallschirmjäger


Cassino, Lazio, Italia, teatro di una delle pagine più sanguinose della seconda guerra mondiale, con i tedeschi asserragliati nell’abbazia e gli alleati che condussero un lungo assedio alle pendici del rilievo ove era posta.
L’epilogo, come noto, fu tremendo con un bagno di sangue in entrambi gli schieramenti e la storica abbazia rasa al suolo.
Tra le crudeltà della battaglia, però anche gesti cavallereschi e compassionevoli come quello accaduto nella mattinata del 25 marzo 1944, al termine della terza battaglia di Cassino (Operazione Dickens), a quota 202 sulle pendici del rilievo.
Terminata la terza e penultima battaglia di Cassino con una vittoria difensiva tedesca, una squadra di soccorso formata da volontari del 6° West Kent e guidata da un ufficiale medico neozelandese, partì dal Castello di Rocca Janula (quota 193) per recuperare in territorio nemico alcuni feriti gravi della 4^ divisione indiana, rimasti tagliati fuori durante la ritirata notturna da quota 435 (Hangman’s Hill) verso il Castello, ordinata dopo 9 giorni di isolamento dietro le linee nemiche.
I paracadutisti tedeschi della 1^ divisione Fallschirmjager, che nella notte avevano già permesso tacitamente il transito attraverso le proprie posizioni dei malandati reparti anglo-indiani del 1/9° Gurkha, del 4/6° Rajputana e del 1/4° Essex, accordano cavallerescamente questa tregua per consentire il rientro alle rovine del Castello della squadra di soccorso con i feriti recuperati.
A ricordo dei paracadutisti tedeschi, che erano soldati ne più ne meno come quelli alleati, gente comune che in occasione della guerra casomai neppure avrebbero voluto separarsi dalle loro famiglie per andare allegramente a patire e morire nel fango, ed in segno di una volontà di condivisione morale di una immane tragedia che ha accomunato tutti, vincitori e vinti, ma soprattutto come monito a che le atrocità della guerra non abbiano più a ripetersi, l’associazione tedesca dei paracadutisti ha deciso di scoprire oggi, domenica 18 marzo, alle ore 15.00, una stele commemorativa proprio a Cassino.
Immediatamente è iniziata la strumentalizzazione politica della lodevole iniziativa e dal neo eletto Zingaretti (PD) alla presidenza della regione Lazio, all’Associazione partigiani, sono piovute critiche, non perdendo l’occasione di straparlare contro la pacifica iniziativa.
In una nota, Zingaretti ha detto: “Ho appreso con grande stupore e con profonda inquietudine la notizia dell’inaugurazione prevista per domenica prossima di una stele commemorativa nella grotta che ha ospitato il comando tedesco a Cassino, cerimonia organizzata dall’Associazione Albergatori ‘Parco di Montecassino e Linea Gustav’ in collaborazione, a quanto sembra, con il Comune di Cassino”.
E, in un tweet, ha rincarato la dose sostenendo: “Questa notizia è inquietante. Un gesto grave, una ferita alla memoria della guerra di liberazione e un’offesa alla comprensione della storia”.
Prescindendo dai gerarchi nazisti, i veri responsabili della politica tedesca degli anni ‘30 e ‘40, che forse il soldato tedesco si pensa non provasse la paura come quello alleato? Forse, nei momenti di riposo, si immagina che non baciasse le consunte foto dei figli e della moglie come quelli dello schieramento opposto? Che, forse, si ritiene non provasse il freddo e la fatica come quelli delle forze belligeranti alleate? O, forse, si crede restasse insensibilmente indifferente nel vedere le raccapriccianti scene di commilitoni morti a decine e non provasse il terrore di essere lui il prossimo a cadere?
Inutile dover commentare amaramente che la morte non é una livella per chi, tuttora, é abbacinato da un odio, tra l’altro di terza generazione, camuffato dal politically correct (che tradotto in italiano significa ipocrisia politica) quando anche durante la guerra, per così dire a ferite aperte e sanguinanti, non mancarono episodi di resa degli onori da ambo gli schieramenti nei confronti del nemico.
Sarà quindi interessante constatare chi, tra forze politiche, Enti e Associazioni, a settant’anni dalla,fine della guerra, avrà le spalle larghe per rifiutare la logica dell’odio a oltranza presenziando a una cerimonia che tutto è fuorché una celebrazione del nazismo. Sarà parimenti interessante constatare chi, invece, la osteggerà apertamente o con ignavia si nasconderà goffamente dietro al dito.
Mai più guerre e carneficine. Mai più prevaricazioni e schiavitu. Ma, signori, anche basta odio: i morti sono morti. Siate seri.