Un incidente decisivo


Il 10 gennaio 1940, Adolf Hitler fissò l’inizio dell’offensiva alla Francia per il giorno 17 di quel mese. E lo stesso giorno in cui il Führer prendeva questa decisione, si verificò un drammatico “intervento del destino”.
Il Maggiore Elias Gosth, distaccato come ufficiale di collegamento presso la 2^ Squadra Aerea della Luftwaffe, partì in volo, pilotando il suo Messerschmitt BF 109, da Münster alla volta di Bonn, per discutere con il comando dell’aviazione alcuni particolari sull’imminente invasione e recando con sé l’intero “Piano operativo per l’attacco a Occidente”. In condizioni di tempo proibitive, con una temperatura gelida e fortissimi venti, perse l’orientamento mentre sorvolava il Reno, completamente ghiacciato e coperto di neve, sconfinando in territorio belga. Fu costretto ad un atterraggio forzato. Non riuscì a bruciare completamente il vitale documento ed alcune parti di esso, forse le più significative che, una volta catturato, caddero nelle mani delle autorità belghe. In tarda serata, l’addetto aeronautico tedesco all’Aja comunicò che il Re del Belgio aveva avuto un lungo colloquio telefonico con la Regina d’Olanda.
Avendo perso ogni contatto con il velivolo, i tedeschi, pur non sapendo cosa fosse avvenuto dei documenti, incominciarono a temere il peggio ed a fare i conti con l’ipotesi più pessimistica.
In quel critico frangente Hitler, a differenza di altri, come il Feldmaresciallo Hermann Goering, Comandante dell’Aviazione, non perdette la testa. Da principio voleva attaccare, immediatamente, ma dopo pochissima riflessione, decise di annullare completamente il progetto operativo originario, per sostituirlo con il “piano Manstein”.
La sua adozione ebbe conseguenze disastrose per le forze cobelligeranti, che pure ricevettero una proroga di quattro mesi per organizzarsi; l’offensiva tedesca era stata rimandata a tempo indefinito, in attesa che la strategia d’attacco fosse rielaborata di sana pianta e fu sferrata solo il 10 maggio. Ma quando ebbe inizio, travolse completamente il fronte alleato e si concluse con il rapido crollo dell’esercito francese, mentre quello britannico riuscì, a stento, a sottrarsi alla distruzione, reimbarcandosi a Dunkerque. Tutti questi avvenimenti ebbero origine dallo strano incidente capitato a un semplice maggiore, che aveva fatto cadere in mano straniera il piano tedesco originale.
E’ naturale chiedersi se fu davvero un incidente. Si può immaginare che molti dei Generali del III Reich, contrari alla politica estera nazista (e ve ne erano molti), sarebbero stati ben lieti di mettersi in buona luce, presso i futuri vincitori del conflitto, sostenendo di aver organizzato l’incidente. Ma nessuno disse mai una cosa del genere, anzi, parlandone dopo la guerra, negli ambienti della Bundeswehr (Ministero della Difesa tedesco), tutti sostenevano la tesi della veridicità dei fatti. Non era cosa sconosciuta che l’Ammiraglio Wilhelm Canaris, capo del controspionaggio tedesco (uno dei promotori della congiura militare contro Hitler, arrestato e giustiziato dopo il fallito attentato del 20 luglio 1944) aveva preso, segretamente, numerose iniziative per mandare a vuoto le strategie del Führer . Si seppe anche che, poco prima delle offensive della primavera del 1940 contro la Norvegia, l’Olanda e il Belgio, i paesi minacciati avevano ricevuto degli avvertimenti (ai quali, d’altra parte, non avevano dato ascolto). Canaris operava in modo estremamente misterioso ed era abilissimo nel nascondere ogni traccia. Perciò sull’incidente del 10 gennaio gli interrogativi rimangono.
Hitler, dal canto suo, trasse un grande vantaggio da questo inconveniente. Infatti, uno degli aspetti più strani dell’episodio è che gli alleati fecero poco o nulla per approfittare dall’avvenimento piovuto dal cielo. I documenti, che l’ufficiale pilota aveva con sé, non erano stati molto danneggiati dal fuoco e le autorità belghe ne avevano trasmesse ai governi francese e britannico delle copie, dalle quali le linee generali del piano tedesco risultavano evidenti. Ma i consiglieri militari dei governi di Parigi e Londra, come del resto quelli belgi, tendevano a considerare i documenti un falso, fabbricato a scopo di artificio. Era un giudizio poco sensato, perchè sarebbe stato un tipo assurdo di inganno, rischiare di mettere in allarme l’”intelligence” belga e spingerla ad organizzare una più stretta collaborazione militare con la Francia e la Gran Bretagna. Il governo fiammingo avrebbe potuto benissimo decidere di aprire le frontiere e lasciare entrare le forze franco-britanniche per consolidare le proprie difese, prima che i tedeschi vibrassero la loro mazzata.
Ancora più strano, fu il fatto che l’alto comando franco-britannico non apportò alcun cambiamento ai propri piani e non prese precauzioni per fronteggiare la probabilità, o meglio la quasi certezza, che la Germania spostasse altrove il peso principale dell’attacco, se i piani di cui gli alleati erano venuti in possesso erano autentici.
La storia e, soprattutto il tempo nella storia, non sono riusciti a spiegare con certezza queste strane vicende.