Perché l’Austria ha virato a destra


Il 18 dicembre scorso ha giurato il nuovo esecutivo del Governo austriaco che esibisce ben tre ministeri, e tra i più importanti, alla destra.
La destra, infatti, conquista gli Esteri, la Difesa, nonché gli Interni, e il nuovo cancelliere è il 31enne Sebastian Kurz leader del partito nazionalista ÖVP.
Le elezioni legislative in Austria si erano svolte lo scorso 15 ottobre ed erano state vinte proprio dall’ÖVP guidati da Kurz, che durante la campagna elettorale si era molto avvicinato alle posizioni FPÖ, partito ultranazionalista del panorama politico austriaco, che avrà ben 14 incarichi nel nuovo governo. Il nuovo ministro dell’Interno, infatti, sarà Herbert Kickl, esponente FPÖ.
Pur salvando la posizione europeista complessiva della nazione nell’assunto che “Solo in un’Europa forte ci può essere un’Austria altrettanto forte” ha pagato, senza dubbio, la promessa di una attenta politica sulla sicurezza e la promessa di un maggiore contrasto della immigrazione, specie quella insostenibile, problematica oramai esplosiva che preoccupa non solo il popolo austriaco ma tutte le genti d’Europa.
Non a caso, infatti, proprio oggi in Italia (NDR: ieri) lo “ius soli” è stato sostanzialmente affossato al Senato il cui Presidente Pietro Grasso non ha potuto che constatare l’assenza del numero legale minimo previsto dalla legge per la validità delle votazioni per cui, almeno per questa legislatura, i giochi sembrano fatti e l’assurdo principio dello “ius soli”, ossia il diritto di voto alle politiche solo per il mero fatto di calcare il suolo nazionale, non diventerà legge dello Stato.
Insomma un segnale più che eloquente per quella parte della sinistra beceramente benpensante, ma si dovrebbe dire ipocritamente scorretta, che tanto aveva spinto su una incontrollata immigrazione di massa proponendola al popolo italiano come una scelta di civiltà, ma di fatto volendola imporre solo per basse convenienze elettorali.
Se quindi oggi la civilissima Austria ha svoltato (e decisamente) verso destra avendo percepito che la misura è colma, chissà che nella prossima tornata elettorale italiana prevista nella primavera 2018 l’Italia non scelga di fare altrettanto.