Tu quoque, Pipite, fili mi


Non 23, come le pugnalate inferte a Cesare, ma è stata sufficiente una sola rete al 12′ del primo tempo, siglata dall’ex azzurro Gonzalo Higuain, a gelare ed ammutolire i festanti e calorosi tifosi accorsi al San Paolo venerdì 1 dicembre. Napoli vs Juventus, la madre di tutte le partite, il match più atteso del campionato, la sfida che inchioda alle poltrone, ai divani ed alle seggiole gli sportivi di oltre duecento paesi nel mondo collegati in diretta, che attira un’attenzione universale paragonabile a quella di un kolossal cinematografico, anzi di più, al punto che SKY, per sfuggire alla contemporaneità degli eventi ha deciso di modificare il palinsesto anticipando alla mattina la programmazione dei previsti episodi della serie Gomorra 3″, è finita ancora una volta con una vittoria dei bianco-neri.
L’attesa era tanta e forte dovuta allo scontro diretto fra due tra le squadre favorite per la corsa allo scudetto. Tuttavia, anche se i presupposti emotivi c’erano tutti, non è stata una gran partita, anzi a lunghi tratti anche noiosa. Il Napoli, sceso in campo poco convinto, impaurito e visibilmente stanco non è riuscito ad esprimere il suo miglior gioco, ostacolato a centrocampo da una Juve certamente più in forma e tatticamente meglio schierata. Nonostante il maggiore possesso palla da parte degli uomini di Sarri, che hanno controllato e chiuso gli avversari nella loro metà campo, non si sono rivelati mai davvero pericolosi. La prestanza fisica e la collaudata difesa juventina non hanno avuto difficoltà a smorzare tutte le incursioni degli esterni e dei centrocampisti del Napoli, costretti a sfruttare le fasce per poi crossare verso l’interno.
L’episodio che ha deciso la partita avviene dopo un quarto d’ora dal fischio d’inizio. Con un’azione di contropiede Dybala, palla al piede, percorre tutto il campo fino a servire un assist ad Higuain che con precisione conclude alle spalle di Reina. Il resto del tempo finisce per scorrere senza troppe emozioni ed il ritmo si abbassa al di sotto delle aspettative. Entrambe le formazioni non hanno offerto grande spettacolo: nessuna punizione dal limite, nessuna giocata formidabile, nessun tiro al cardiopalma come ai bei vecchi tempi, Complice forse il fattore maglia. Le squadre infatti hanno indossato dei completini dai colori insoliti: grigio scuro per il Napoli e giallo per la Juventus, nei quali probabilmente anche loro hanno stentato a riconoscersi.
Quella di venerdì sera è stata la prima sconfitta di campionato per il Napoli, intervenuta dopo nove mesi di risultati positivi, sintomatica di un periodo poco brillante dove, oltre alle assenze per gli infortuni di Milik e Ghoulam, si comincia ad avvertire la necessità di dare un po’ di respiro anche agli altri reparti, dove però il tecnico non ha alternative. Mario Rui ancora non è in grado di sostenere i 90′ ed il neo-acquisto Ounas, subentrato ad Insigne, deve acquisire ulteriore minutaggio per essere a livello. Il mercato di gennaio impone quindi di scegliere giocatori in grado di inserirsi alla svelta nei meccanismi del gioco sarriano.
Malgrado la battuta d’arresto, il Napoli mantiene la vetta della classifica ma rimette in pista la Juve che rimonta 3 dei 4 punti di svantaggio (oggi l’Inter potrebbe superarle entrambe in caso di vittoria contro il Chievo).
Dicevamo poco gioco, troppo nervosismo, tanti errori e molta delusione nei quasi sessantamila spettatori che, anche questa volta, hanno accolto l’ex di lusso, ribattezzato “mano mozza” per via dell’intervento alla mano sinistra di lunedì scorso, con una bordata di fischi e cori per niente gentili. Comportamento che non si giustifica ma si comprende. Napoli è una città che vive di passioni forti e sposa indissolubilmente i suoi eroi. Come non immedesimarsi nella storia dell’innamorata tradita che, rivedendo il suo amore con un’altra, soffre facendo riaffiorare la rabbia e si sfoga in un moto verbale e liberatorio, tipico di chi si ritiene offeso e maltrattato ingiustamente. È l’amore malriposto che si trasforma, a seguito dell’inganno, in odio e rancore. Ma l’argentino, ovvero Mr. 90 milioni, sensibile e lusingato da tanta importanza, preferibile all’indifferenza, ha sfruttato al meglio tale condizione esaltandosi e dando così il meglio di se.
Ma per fortuna il campionato è ancora lungo e questa, sebbene sia da sempre una partita clou, non dice ancora nulla sul futuro, non essendo in grado di condizionare il percorso verso la meta, non impalma l’una e non getta nello sconforto l’altra: per i guerrieri è stata solo una battaglia, la guerra si vince a maggio.