Banche, truffe e giochi di prestigio


Se vuoi nascondere un albero, mettilo in una foresta. Questa massima di antica saggezza sembra sia stata fatta propria dal ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan.
Infatti, insieme al facente funzioni di Renzi nonché Premier Paolo Gentiloni, il ministro pochi giorni or sono ha presentato la nuova manovra da 20 miliardi inserita nella legge di stabilità, dichiarando che essa non conteneva alcuna nuova tassa.
Sospettavamo che per l’occasione, data anche l’insolita somiglianza con un gong, che l’ineffabile inquilino di via XX Settembre avesse indossato la più inossidabile delle facce di bronzo, tuttavia – ben consci che a pensar male si fa peccato ma di solito s’indovina – abbiamo preferito attendere le conferme prima di sciorinare accuse ingiustificate.
E le conferme, manco a dirlo, sono puntualmente arrivate. E’ di oggi al notizia che è stata istituita una tassa del 2 per mille su tutte le polizze vita, sia di nuova sottoscrizione che già in essere! In pratica una mini patrimoniale che andrà a colpire indistintamente ricchi e poveri, secondo uno dei più sacrosanti principi che guidano la sinistra italiana: appiattimento verso il basso dei redditi e verso l’alto dei coefficienti di rapina.
Come scriveva Montanelli, la sinistra ama così tanto i poveri che ogni volta che va al potere ne crea di nuovi. Proprio vero, caro Indro. Aspettiamo di vedere quali altre sorprese si celano nel testo della manovra, perché non ho dubbi che ve ne siano altre!
Nel frattempo, però, i nostri governanti non si limitano al gioco dei bussolotti con i nostri borsellini, ma si dedicano con solerte applicazione agli esercizi di magia, cercando addirittura di far sparire le prove di quello che è forse il più grande raggiro perpetrato ai danni dei risparmiatori nella storia italiana. Ancora più infame se si pensa che è stato orchestrato non da promotori finanziari privati, ma addirittura da banche ben radicate sul territorio.
Veniamo ai fatti: ieri, 18 ottobre, si è svolto a Palazzo San Macuto, sede della neonata commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, un incontro a porte chiuse in cui il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha consegnato al presidente della commissione, Pier Ferdinando Casini, e ai vicepresidenti, Mauro Maria Marino e Renato Brunetta circa 4200 pagine di documentazione sulla vigilanza che Palazzo Koch avrebbe svolto sulle dodici inchieste (sì, dodici in totale!) relativi a sette crisi bancarie: le due banche venete, il Monte dei Paschi di Siena e le quattro banche poste in risoluzione due anni fa: Etruria, Ferrara, Chieti e Marche.
Ma quel che è peggio in questo gioco delle parti è che l’incontro a porte chiuse non è previsto dai regolamenti della commissione, e i colloqui dovrebbero sempre avvenire in presenza del plenum dei commissari. Per spiegarci meglio, sarebbe come se un magistrato incontrasse un indagato nel segreto del suo ufficio sena la presenza dei legali e delle parti. Vi pare possibile? No, infatti. Però è accaduto, e a quanto pare soli i pentastellati hanno criticato pesantemente il fatto.
Secondo il Corriere della Sera, tuttavia, questi documenti saranno a disposizione dei commissari solo dopo che il servizio legale della banca centrale avrà indicato i vari livelli di segretezza per proteggere quelli classificati che, se divulgati, comportano responsabilità penali. Traduzione per il volgo: vi diremo cosa potete leggere e cosa no. Altra mazzata alle regole di una commissione d’inchiesta che non serve comunque a nulla, essendo stata istituita con tempi cronometrati per poter far sì che non avesse i tempi, a fine legislatura, per fare alcunché.
Va fatto anche notare che l’incontro si è svolto a seguito del documento che il PD ha presentato in Parlamento chiedendo al Governo di non confermare la nomina del governatore Visco, in scadenza tra pochi giorni.
Pare che ciò abbia fatto imbestialire Gentiloni, dato che un suo viceministro, la sempre-in-piedi Maria Etruria, pare fosse a conoscenza del documento ma ne abbia taciuto i contenuti al suo superiore.
A questo punto è chiaro che si tratta di un gioco delle parti: Renzi sconfessa Visco e gli addossa le colpe del multicrack. Visco si difende dicendo che è dal 2013 che gli ispettori di Bankitalia hanno scoperto e denunciato le magagne di Banca Etruria (in effetti le relazioni del 23 settembre e del 5 dicembre erano roventi!) e anziché presentare le proprie dimissioni, come farebbe qualunque non-italiano al suo posto, forte del sostegno del Quirinale porta quintali di carta a Casini dicendogli: “Toh! Leggi qua che intanto finisce la legislatura!”. Nel frattempo la Banda della Finocchiona si mette a litigare al proprio interno (segno di inizio dello sgretolamento che dovrà fatalmente colpirli, prima o poi) e crea ad arte attriti tra gli stessi membri del governo al solo scopo di rendere più credibile il teatrino del Grande Pinocchio: incolpare Visco (che comunque non è del tutto innocente, sia chiaro) per coprire le proprie colpe e facendogli pagare il fatto di non essere riuscito a coprire i guai causati dalla famiglia Boschi. Il padre di Maria Elena, infatti, nella riunione del consiglio di Banca Etruria del 29 dicembre 2014 uscì deliberatamente dall’aula quando il responsabile dei rischi, Davide Canestri, spiegò che c’erano migliaia di clienti con i bond in portafoglio e c’era quindi un serio “rischio reputazionale”, proponendo di scambiare quei titoli con prodotti coperti dal Fondo Interbancario. Canestri disse anche che Bankitalia non era stata informata ma che avrebbero informato la Consob!
Ecco: con questo gioco delle tre carte si ottennero tre grossi risultati. Primo: spostare il fulcro dell’azione di sorveglianza dalla Banca d’Italia alla Consob, che in realtà c’entra come i cavoli a merenda. Secondo: adesso il signor Boschi può tranquillamente dire: “Ah, ma io non c’ero, non lo sapevo e nessuno me lo ha detto.”
Credibile come l’offerta di Poltronesofà che scade domani.
Infatti il liquidatore della banca lo ha compreso nel novero di coloro che dovrebbero rendere circa 400 milioni di Euro ma che alla fine si scopriranno (vedrete!) nullatenenti. Terzo, ma non meno importante, trovare un possibile capro espiatorio da esporre al pubblico ludibrio qualora le cose si fossero messe al peggio.
E infatti ecco che Superpinocchio sbandiera il povero Visco gridando “Ve lo avevo detto!” e facendoci pure la bella figura della Cassandra che avrebbe potuto salvare i risparmi degli italiani. I quali italiani però non dimenticano che questo è lo stesso Renzi che in un Faccia a faccia de 6 novembre 2016 disse testualmente: “Oggi la banca (Montepaschi, N.d.R.) è risanata, e investire è un affare”. Ed è anche lo stesso fenomeno che pochi giorni prima del 4 dicembre disse: “Nel caso in cui perdessi il Referendum, considererei conclusa la mia esperienza politica. Credo profondamente in un valore che è il valore della dignità. Io non sono come tutti gli altri”.
Vogliamo commentare? Non credo che ce ne sia bisogno. A meno di voler sottolineare che oltre a un albero nascosto in una foresta, ora abbiamo anche un burattino di legno nascosto nei Boschi
Vorrei invece alimentare ancora un po’ il vostro amore per il Governo spendendo qualche riga sull’ultima perla, in ordine cronologico, sfuggita dalle labbra del ministro Padoan (ancora lui!).
Questo baldo giovanotto ha seraficamente asserito che la colpa del dissesto dei conti dell’INPS è degli italiani: “Muoiono troppo tardi e ciò incide negativamente sui conti dell’Inps”. Idea geniale e affettuosa nei confronti dei decani, evidentemente considerati dei parassiti a carico dello Stato, non persone che hanno lavorato anni e anni, versando contributi ed essendo pertanto meritevoli di vederseli restituire al momento della quiescenza.
Ebbene, proporrei al suddetto ministro, data la sua non più verde età, di incominciare lui stesso a darci il buon esempio. Grazie.