Il Fiano rosso di Montecitorio ottunde la Camera


La politica italiana, lungi da essere quel nobile strumento che dovrebbe garantire il funzionamento ottimale dello Stato, si rivela ancora una volta lo scopo ultimo di individui che hanno a cuore solo il bene proprio e della loro cerchia di parenti, amici e postulanti.
L’onorevole di area PD Emanuele Fiano, su cui non insisterò nel commentarne l’illuminata lungimiranza avendo poco o nulla da aggiungere alle considerazioni dell’on. Corsaro (vedasi articolo sulla spiaggia di Chioggia del 23 luglio scorso), l’on. Fiano – dicevo – è riuscito a far approdare alla discussione in aula la proposta di legge che lo vede primo firmatario e che recita: “Introduzione dell’articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista”
Comprendiamo le motivazioni personali del deputato, il cui padre scampò ai lager nazisti, ma ci chiediamo se, in tempi come questi in cui tra sprechi e dissesti economici e geologici l’Italia si sta rapidamente sgretolando, sia il caso di tirare fuori una storia vecchia ormai di un secolo come quella del fascismo.
Sarà veramente così importante rendere punibile con la prigione la propaganda di un regime che non esiste più e che non potrebbe mai essere trasmigrato nel presente storico in cui viviamo?
Il Parlamento dovrebbe essere la sede per parlare di cose serie, con di cialtronerie dettate dalla paura di perdere voti. Perché è così, purtroppo: questo tipo di leggi (liberticide al pari delle leggi razziali, caro on. Fiano!) hanno il solo ed unico scopo di bloccare qualsiasi ideologia difforme dal pensiero dominante e di imbavagliare qualunque idea di stampo conservatore che possa sottrarre voti ad una sinistra in pieno marasma.
Ma vediamo in dettaglio di che si tratta.
La nuova legge intende introdurre una pena da 6 mesi a 2 anni per «chiunque propagandi le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiami pubblicamente la simbologia o la gestualità», mentre per l’aggravante «derivante dall’aver commesso il fatto attraverso strumenti telematici o informatici» si prevede l’aumento di un terzo della pena!
In altre parole, se qualcuno si sbaglia a pubblicare in rete una foto di Mussolini o anche solo il simbolo della Xa MAS rischierebbe 2 anni e 8 mesi di galera!
Anche per la vendita di una bottiglia di vino etichettato “DVX” o di un portachiavi con il fascio littorio sarebbe facile per un giudice di parte ipotizzare il nuovo reato di “propaganda” e condannare di conseguenza il malcapitato a pene detentive fino a 24 mesi.
Il relatore di minoranza della proposta di legge, on. Vittorio Ferraresi, ha sostenuto nella sua relazione che “il testo all’esame dell’Assemblea, se pur con intenti astrattamente condivisibili, introduce una norma che contraddice la prevalente giurisprudenza, dando luogo a misure potenzialmente e sostanzialmente arbitrarie o liberticide, che mal si coordinano con la vigente normativa «anti-fascista». … Il rischio, non trascurabile, è che peraltro l’eventuale entrata in vigore della nuova fattispecie di reato, nella parte in cui non si pone in contrasto con i dettami della Costituzione, determini – come rilevato dal ricordato parere della Ia Commissione – ampie aree di sovrapponibilità della stessa con le fattispecie già punite dalla legge, generando confusione nell’ordinamento ed una potenziale inapplicabilità delle norme che si vogliono oggi approvare”.
Insomma, il solito casino italico.
Da comune cittadino senza scudi politici, mi chiedo: crede forse Emanuele Fiano in questo modo di far tornare indietro le lancette della Storia e di rimediare a errori del passato?
Ritiene forse Emanuele Fiano (che, non me ne voglia, fatico a nominare con l’aggettivo che il ruolo gli conferisce) di essere più lungimirante dei Padri Costituenti, i quali si limitarono ad una norma transitoria, e dei legislatori del secondo dopoguerra, i quali – seppure ovviamente schierati in un rigido antifascismo – circoscrissero la legge Scelba alla sola apologia e ai tentativi di ricostruzione del disciolto partito fascista, consci del fatto che quell’Italia che stava uscendo dalle rovine della guerra era pur sempre la Patria comune e che seminare odio nel nome di un’idea avrebbe solo avuto il sapore della vendetta, richiamando altro odio in una spirale infinita?
Giancarlo Pajetta, comunista e partigiano combattente, disse che non era il caso di proseguire su quella strada, essendo impossibile uccidere le idee. Lo stesso Togliatti appoggiò l’amnistia, contro tutti coloro i quali volevano fondare la nuova Repubblica su un’epurazione di stampo titino.
Il confine tra propaganda e manifestazione delle idee è molto sottile: se si guarda alle sentenze emesse in passato ci si rende conto che ne esistono in entrambi i sensi, quindi il confine lo tracciano i giudici, che non sempre sono saggi.
Ecco dunque in che direzione stiamo rischiando di incamminarci: su un declivio che rischia di diventare via via più ripido, svuotando la parola democrazia di ogni contenuto.
Cosa pensa Emanuele Fiano, che il fascismo possa tornare, anche senza orbace e olio di ricino?
Di questo hanno paura lui e quelli che come lui appoggiano una proposta di legge demente?
Otterranno solo il risultato di far sentire “gli altri” discriminati, messi per così dire all’angolo, spronando ancor più la loro voglia di rivalsa.
Forse i propugnatori di questa scellerata proposta di legge non si sono accorti del malcontento che serpeggia nel Paese, che sempre più si manifesta sotto forma di esplosioni di violenza e di odio inimmaginabili solo trent’anni fa: odio verso i diversi, gli stranieri, ma anche verso le varie caste e supercaste che continuano a vivere alle spalle di una Nazione impoverita e stremata nel morale.
Ebbene, questo malcontento è dovuto proprio a comportamenti e atteggiamenti come questo, che provocano anziché ammansire, che eccitano gli animi allo scontro, al muro contro muro anziché sedare e porre pace attraverso una giustizia sociale che nessuno da molti decenni predica più.
In una recente intervista radiofonica Fiano ha superato se stesso, affermando che sarebbe giusto abradere la scritta “MVSSOLINI DVX” dall’obelisco del Foro Italico a Roma. Sappiamo che anche Laura Bordini si è detta favorevole ad eliminare dai monumenti le restanti vestigia dell’era fascista.
Orbene: se personaggi come Fiano e Boldrini sono convinti che basti cancellare i simboli di un’ideologia per eliminare l’ideologia stessa, dimostrano solo di avere sughero al posto della materia grigia. Che essi vogliano abbattere i simboli del fascismo potrebbe preoccupare i fascisti, ma il fatto che non abbiano nulla con cui sostituirli dovrebbe preoccupare noi tutti.
Dove sono le vostre città, i vostri monumenti, le università, le opere d’arte e d’ingegno, le strade, le testimonianze della vostra società, del vostro ordinamento politico e della vostra cultura?
La verità è che non siete nulla, non avete nulla, non avete costruito nulla e quando cesserete di esistere nessuno vi ricorderà o vi rimpiangerà. Ed è lo sguardo gettato sull’oblio eterno che vi attende ciò che vi rende così stupidi e nevrotici.