Terremoto a Casamicciola (Ischia): Morti e ingenti danni.


Ore 20,57 di ieri 22 agosto 2017. Si è udito un boato proveniente dal mare e la terra ha violentemente preso a tremare.
Circa dieci interminabili secondi di scuotimento tellurico e poi il panico.
L’isola di Ischia, e segnatamente i comuni di Casamicciola e Lacco Ameno, sono stati sconvolti da un violento sisma che ha fatto ricordare quello, ben più distruttivo, accaduto alle 21,30 del 28 luglio 1883 che, con una magnitudo pari a 5,8 della scala Richter (e dieci della scala Mercalli), rase al suolo il piccolo comune ischitano di Casamicciola facendo ben 2.300 morti, al punto da fare entrare nel lessico comune il nome “Casamicciola” quale simbolo di evento altamente distruttivo. Anche Benedetto Croce, allora diciassettenne, fu coinvolto nel terremoto avendo la fortuna di essere estratto vivo dalle macerie a differenza dei suoi genitori e della sorella che invece trovarono la morte.
Anche stavolta i danni maggiori si sono verificati proprio a Casamicciola dove due persone sono morte sotto le macerie e, al momento in cui scriviamo (ore 02,30), si teme per la sorte di altre che, sotto le macerie, non rispondono ai soccorritori. Si usano, infatti, anche unità cinofile dei Vigili del Fuoco per la ricerca delle persone rimaste intrappolate sotto i fabbricati implosi.
Numerosi i feriti (alcuni versano in gravi condizioni), svariati i dispersi e molti edifici risultano lesionati, tra cui l’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno i cui pazienti sono stati prontamente evacuati.
Il terremoto, in un primo tempo localizzato a 10km di profondità e con una magnitudo (ossia una energia) pari a 3,6 gradi della scala Richter dai computer dell’INGV (l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), è stato poi più correttamente indicato come avvenuto a una profondità di 5km e di 4,0 gradi di magnitudo sulla scala Richter, con epicentro a circa due chilometri da punta Cornacchia (lat. 40,78 lon. 13,88) dopo che gli scienziati hanno verificato la non corrispondenza tra i dati forniti in automatico dalle macchine e i danni prodotti nella realtà. Uno sciame di quattordici repliche ha seguito il sisma principale.
In ogni caso il sisma di ieri sera sembra che sia di origine tettonica e non vulcanica, precisazione importante in quanto significa che non si sta risvegliando alcun vulcano della zona (ad es. il Monte Epomeo, che costituisce il rilievo più importante dell’isola verde) ma il terremoto sembra sia scaturito solo dall’improvviso scivolamento dei lembi di zolle di crosta terrestre a contrasto tra loro.
La macchina dei soccorsi si è prontamente messa in moto e dalla Protezione Civile si è appreso che il Capo del Dipartimento Angelo Borrelli ha convocato il Comitato Operativo della Protezione Civile onde monitorare la situazione costantemente disponendo, alla bisogna, degli interventi necessari.
Ad esempio si è appreso che è stato attivato il piano di emergenza sanitario regionale e la Centrale Remota dei Soccorsi Sanitari (CROSS) assicurando tre elicotteri 118 con capacità di volo notturno per il opronto trasferimento dei pazienti più critici. Analogamente, le compagnia di navigazione operanti nel golfo di Napoli hanno messo a disposizione alcuni traghetti per eventuali operazioni di evacuazione dall’Isola di Ischia verso la terra ferma. Verso le ore 01,15, infatti, si è appreso che corse straordinarie dei traghetti Medmar sono state predisposte verso Pozzuoli ma momenti di tensione erano prevedibili, e difatti sono accaduti, davanti agli imbarchi per via della folla di turisti, di cui è piena l’isola di Ischia in questo periodo, che vogliono allontanarsi da essa.
Uno dei grandi problemi di questo terremoto, infatti, è che durante il periodo delle vacanze di agosto la popolazione ischitana aumenta considerevolmente di numero a causa dei tanti turisti che scelgono l’isola verde per le proprie vacanze e si prevede che migliaia di persone stanotte dormiranno all’aperto.
Come detto la causa del terremoto di ieri sera dovrebbe essere ricercata nella frastagliata tettonica dell’area.
Già il Prof. Palmieri, primo direttore dell’Osservatorio Vesuviano dal 1855 al 1896, a proposito del terremoto del 1881 (solo due anni prima del distruttivo evento del 1883), ipotizzò che i sisma potessero essere prodotti da una serie di crolli del sottosuolo ischitano, indebolito dalla abbondante circolazione di acque minerali dalla elevata capacità corrosiva. Ciò, spiegava il professore, darebbe ragione anche della ridotta area di propagazione dei sisma e, di converso, della loro potenza avvertita in superficie e dei conseguenti danni agli edifici.
La zona a nord e nordovest dell’isola, nei comuni di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio, comprende le faglie attive dell’horst vulcanico-tettonico del Monte Epomeo che si muovono e generano terremoti. Esse, sfregando tra loro, accumulano energia e la scaricano all’improvviso in aree ristrette e con grandi ripercussioni superficiali in quanto gli ipogei risultano essere a profondità modeste.
Anche stavolta le cose sembrano ricalcare la spiegazione data a suo tempo dal Prof. Palmieri ma, a differenza dell’epoca, si resta allibiti che vi siano ancora tanti ritardi nell’adeguamento di strutture che, con le conoscenze tecniche di oggi, non sono state adeguate sismicamente.
Meno di un anno fa, a settembre del 2016, coi primi cittadini dei comuni di Forio e Lacco Ameno, si era parlato delle problematiche dell’abusivismo edilizio di queste zone e dell’inadeguatezza sismica di molte strutture perché vetuste o tirate su in fretta e furia onde scampare ai controlli urbanistici di antiabusivismo.
Oggi, a distanza di pochi mesi, quelle parole sembrano una profezia ma, in realtà, testimoniano che quella odierna è un disastro annunciato in quanto è la solita storia di ritardi normativi, a dispetto delle conoscenze tecniche e scientifiche già note da tempo, nonché di incontrollato e feroce abusivismo edilizio degli scorsi decenni di cui ogni volta (inutilmente) ci dogliamo quando accadono tragedie come questa.