L’inquinamento post roghi


I recenti roghi, ovviamente tutti dolosi, che hanno interessato ampie aree di macchia mediterranea, hanno posto sotto la lente di ingrandimento della opinione pubblica due aspetti salienti.
Il primo è quello della inadeguatezza delle risorse destinate alla prevenzione di tali crimini e, a disastri iniziati, alla gestione della fase dell’emergenza.
Inutile ripetere quanto telegiornali e quotidiani hanno ribadito per l’intera settimana: l’Italia investe sempre meno nel sistema della Pubblica Sicurezza e nel settore militare.
Prova ne è la recente trasfusione della Guardia Forestale nell’Arma dei Carabinieri, tra l’altro con non pochi problemi giuridici in ordine alla militarizzazione di uomini e donne vincitori di un concorso per corpo di polizia civile.
Tale forzata trasfusione ha comportato, inoltre, il forzato fermo di numerosi elicotteri che non hanno le abilitazioni necessarie per i velivoli militari quali oggi sono.
Nella buona sostanza, milioni di euro di macchine restano a terra ad arrugginire invece di volare ed esplicare la loro attività di sorveglianza e di ausilio.
Il secondo problema, non da meno, riguarda le conseguenze inerenti la qualità dell’aria che, inevitabilmente, si inquina a seguito della combustione di rifiuti.
Difatti, spesso i roghi coprono o interessano aree boschive adibite a discariche più o meno autorizzate.
Emblematici sono i casi del Vesuvio e del Monte Somma, dove è noto che vi erano numerosi punti ove i rifiuti di ogni genere abbondavano, e l’incendio della riserva naturalistica degli Astroni e della Contrada “Pisani” in Pianura (Napoli), quest’ultima area addirittura istituzionalmente individuata a suo tempo quale zona di stoccaggio della spazzatura.
Del resto basta googlare per imbattersi in numerosi siti che riportano i drammatici eventi della discarica di Pianura che vede ancora oggi il Consigliere comunale Marco Nonno, a suo tempo inquisito con il collega Giorgio Nugnes (poi trovato suicida in casa sua il 29 novembre 2008), al centro di una assurda vicenda giudiziaria:
“Alla fine del 2007 il governo aveva ventilato la possibilità di riaprire la discarica di rifiuti di Contrada Pisani, chiusa nel 1996, per ovviare all’emergenza rifiuti in Campania. Per questo motivo, nel gennaio 2008, Pianura è stata teatro di manifestazioni, devastazioni e scontri tra manifestanti contrari all’apertura della discarica e forze dell’ordine. In merito a quel periodo, il 6 ottobre 2008, dopo un’indagine durata 9 mesi, furono arrestate 37 persone, tra cui 2 esponenti politici, accusate di, concorso in devastazione (ai due politici non è contestata l’associazione a delinquere che è contestata agli altri imputati prevalentemente ultras e no global) ed di pubblico servizio. Va menzionato il fatto che la discarica si trova in linea d’aria a 50 metri dalla riserva naturale degli Astroni (Oasi WWF), e ricade nel Parco regionale dei Campi Flegrei.
Un’inchiesta della commissione parlamentare sui rifiuti del 2000 ha messo in luce il fatto che probabilmente fanghi dell’ACNA di Cengio siano stati smaltiti nella discarica di Pianura per un ammontare di almeno ottocentomila tonnellate.
La discarica di pianura, pur non essendo più utilizzata da qualche anno, è stata riempita anche con rifiuti industriali e speciali generici provenienti specialmente dalle regioni del Nord Italia.”
Atteso questo scenario di vera e propria bomba sanitaria, l’attuale Presidente della IX Municipalità avv. Lorenzo Giannalavigna, nei giorni scorsi ha opportunamente fatto approvare un ordine del giorno in cui ha chiesto l’intervento dell’Esercito e dell’ARPAC ai fini del monitoraggio della qualità dell’aria (in calce all’articolo le immagini del comunicato stampa e dell’ordine del giorno della IX Municipalità).
Al di là del notevole effetto serra la combustione di rifiuti, spesso di tipo speciale, produce sostanze tossiche come la temibile diossina.