Che guaio la RAI


Se ne è già parlato tanto, ma ritengo sia il caso di tornare sul caso Fazio-RAI, ora che il putiferio mediatico si è un po’ calmato, perché il contratto milionario del sinistro personaggio è cosa da far tremare i polsi al più prodigo dei figli del sultano del Brunei.
I fatti sono noti: la Rai ha rinnovato il contratto di Fabio Fazio a condizioni di oltre un ordine di grandezza superiori a quanto previsto dal tetto imposto agli stipendi dei suoi dipendenti.
Per ovviare a questa irregolarità, e non potendo assumerlo perché già assunto da Rai 3 come dipendente con il massimo stipendio, in barba a chi paga il canone Rai 1 ingaggia Fazio con un contratto come ‘artista’ per circa 7 milioni di euro l’anno e per la durata di ben cinque anni. Alla faccia dell’artista!
Qualcuno potrebbe abbozzare dicendo che è normale in un mercato di tipo liberistico: il professionista viene pagato in base al suo grado di apprezzamento: più è bravo (e quindi più è richiesto) più costa. Vale per i calciatori, per gli avvocati e per gli elettricisti.
Ma il problema non sta nelle leggi di mercato. E’ giusto che – in qualsiasi mestiere – se uno bravo lo si paghi di più; il fatto è che Fazio non è più bravo di un Bonolis, di uno Scotti o di qualsiasi altro presentatore.
E’ uno come tanti, solo un po’ più a sinistra e quindi più “comodo” per la classe dominante di questo paese dei campanelli. Quindi ciò che contestiamo – chi scrive e molti altri – è che per fare propaganda alla sinistra dovrebbero spendere i soldi dei partiti, non quelli dei contribuenti!
Fazio può piacere o meno. A me personalmente non piace e non mi fa nemmeno sorridere. Anche gli ospiti che solitamente intervista sono tutti personaggi di comodo, portatori d’acqua inconsapevoli (o no?) alla causa della sinistra di governo. La stessa Luciana Littizzetto, macchietta di se stessa, è ben lontana dalla comicità che un tempo la contraddistingueva e svolge solo il ruolo di becero crumiro della propaganda “gauche” e radical-chic.
Per farla breve, il programma che ha portato Fabio Fazio a salire ai vertici del gradimento della sinistra è una minestra riscaldata, uguale a se stessa ogni sera che va in onda, e dopo che l’hai vista due o tre volte cambi canale pensando: “Uffa, le solite cose!”
E questo sarebbe uno che fa audience? Che fa share? In verità i dati pubblicati dall’ufficio stampa della RAI mostrano uno share per Fazio che arriva a malapena a un terzo degli ascolti dei programmi antagonisti più forti sulle altre reti, sia Rai che Mediaset. Solo un dato come esempio: il lo scorso 28 maggio su Rai1 la fiction “Tutto può succedere” ebbe 3,161 milioni di spettatori e il 14,84% di share, su Canale5 la soap “Il Segreto” 2,983 milioni e il 12,7%, mentre su Rai Tre “Che tempo che fa” e a seguire “Che fuori tempo che fa” 2,2 milioni e il 10,2% di share, superata anche da Paperissima e dal telequiz “I soliti Ignoti” su Rai 1.
Con ciò si dimostra quindi, qualora ce ne fosse stato bisogno, che Fabio Fazio non è quel mostro di bravura, capace di ‘bucare’ il teleschermo che il CdA Rai ci vorrebbe far credere con affermazioni apodittiche tipo: “Senza Fazio la Rai non avrebbe retto” (Monica Maggioni).
Altri, come il consigliere Rai Arturo Diagonale si sono spinti oltre la soglia del ridicolo, affermando: “Ci è stato detto che se non avessimo chiuso l’accordo quella mattina, Fazio avrebbe firmato con una azienda concorrente”. E ha poi proseguito: “non siamo stati costretti con una pistola puntata alla fronte, ma dal Codice civile. Se non lo avessimo firmato avremmo potuto rispondere per un danno all’azienda. Credo che serva rispetto per i consiglieri e mi riferisco a chi si augura che la Corte dei Conti metta le mani nelle nostre tasche”.
A parte il fatto che la corte dei conti al massimo può esprimere una valutazione su una materia che è e rimane sotto il controllo della Commissione parlamentare, ma poi “ci è stato detto” da chi? E gli avete creduto? Pensate veramente che Berlusconi o Cairo avrebbero sborsato una cifra del genere per portarsi a casa una mezza calzetta?
Possiamo capire le ragioni di chi difende l’indifendibile, non pretendano però che le condividiamo né tantomeno che accettiamo supinamente che Fazio adesso faccia anche la parte del martire dicendo che non riesce a sopportare questo linciaggio mediatico. Ciò che fa imbestialire è il pensare al linciaggio economico che devono sopportare gli italiani che tutti i giorni sono vessati da uno Stato ladro, il quale oltre alle tasse impone un balzello iniquo come il canone RAI, sapendo per di più che adesso c’è anche un figlio di nessuno che li depaupera di SESSANTACINQUE MILIONI DI EURO in cinque anni per dire cialtronerie in TV!
Il fatto poi di aver allegramente aggirato gli ostacoli contrattuali grida vendetta: con due milioni e passa di poveri che non hanno di che sostentarsi e oltre il 15% di disoccupati che non riescono a trovare un impiego, non è eticamente giustificabile pagare cifre mostruose per un “artista” mentre i vigili del fuoco e i poliziotti rischiano la pelle per 1300 euro al mese.
Così come non è giusto moralmente centellinare la benzina alle volanti e le siringhe agli ospedali e poi andare lo stesso giorno a Bruxelles in due (Alfano e Gentiloni) con due voli di Stato diversi!
Sembra che i costi in questo povero Paese siano una cosa molto elastica: un pasto in un ospedale veneto o lombardo consta mediamente sei euro; in uno campano novanta. Ma cosa danno da mangiare ai degenti? Ostriche caviale e champagne tutti i giorni?
E’ inutile qui fare la lista delle cose storte: non è ovviamente questa la sede, ma è sintomatico come anche il tetto agli stipendi, come molte altre cose, sia un problema fittizio: con la solita fantasia italiana si trova sempre una soluzione di comodo. È un po’ come dire che l’altezza del tetto varia a seconda di quanto è alto il palazzo, senza curarsi dell’altezza del palazzo stesso.
Cominciamo anche a capire perché abbiano estromesso il precedente direttore generale Campo Dall’orto. Il suo trovarsi in disaccordo continuo con il Consiglio d’Amministrazione, questione spesso dipinta come politica, era più probabilmente etica. E sull’’onestà della persona la dice lunga il fatto che abbia rinunciato a circa 600 mila euro di buonuscita!
Chi legge può giudicare in piena autonomia cica i fatti qui esposti. Non vogliamo convincere nessuno – e non abbiamo il potere di farlo.
Ma ci sono ormai chiari segnali di come il mondo della politica cerchi di costringere la massa popolare verso strade obbligate, anche contro la sua volontà.
Prendete ad esempio il canone Rai: è ovvio che, una volta presa coscienza dello sperpero di denaro pubblico perpetrato in continuazione, la gente passi alla forma di protesta più ovvia e dolorosa, infliggendo alla Rai la punizione del mancato pagamento del canone.
Ecco allora la contromossa preventiva: il canone nella bolletta della luce!
Ed è tutto così: siamo partiti con l’anticipo delle imposte (una bazzecola: solo il 95% di quanto dovuto l’anno dopo!) per proseguire con l’IVA sulle accise dei carburanti fino ad arrivare ai finanziamenti ai partiti usciti dalla porta del referendum e rientrati dalla finestra del 4 per mille e dei rimborsi elettorali.
Gli esempi sono pressoché infiniti e citarne altri farebbe solo aumentare i travasi di bile: speriamo solo che, prima o poi, questo povero popolo si stanchi davvero e scelga di conseguenza.