In 220.000 per Vasco Rossi: è record!


E’ iniziato preciso alle ore 21 di ieri sera nel Modena Park “Enzo Ferrari” il concerto di Vasco Rossi più grande di sempre. Forte degli oltre 220.000 spettatori paganti (i biglietti, secondo la distanza dal palco, sono costati dai 50 ai 75 euro), è stato sicuramente un record mondiale in assoluto e lo è stato anche in ordine alle dimensioni del fronte del palco con i suoi oltre 165m di sviluppo dominato da tre schermi giganti che si vedevano anche in fondo, dove eranoo assiepati gli ultimi spettatori a circa mezzo chilometro di distanza, che potevano anche ascoltare perfettamente grazie ai 750mila watt diffusi dalle 29 torri presenti. E giganteschi sono stati anche i problemi logistici e di sicurezza che un tale ammasso di spettatori ha posto agli organizzatori che si sono dati da fare per non lasciare nulla al caso. Vietato tutto: tappi delle bottigliette, zaini, ombrelli, bombolette spray, tende e sacchi a pelo, penne e puntatori laser, bastoni per selfie e treppiedi. Vi erano circa mille addetti alla sicurezza e altrettanti i poliziotti.
Per farsi trovare pronto il comune di Modena, che assomma solo 185.000 abitanti, ha vietato la vendita di bevande in vetro e lattine, ha sospeso il trasporto pubblico per due giorni, ha predisposto parcheggi per 45.000 posti auto, ha chiesto alle scuole di rimandare gli esami di maturità previsti per la giornata e ha anticipato l’inizio dei saldi. La TIM ha incrementato la potenza della rete mobile di dieci volte rispetto al normale con tre impianti radio posti su mezzi mobili.
“Un concerto contro la paura” così il Komandante, come i fan definiscono Vasco, lo ha definito e così è stato, con la Protezione Civile ed il servizio sanitario che ha portato soccorso in numerosi casi. Complessivamente, nei giorni antecedenti l’evento, ben settecento i gli interventi di soccorso portati nell’area principalmente per questioni di caldo, sette i casi più gravi che hanno richiesto un ricovero e, addirittura, un morto per infarto (anche se fuori dall’area del concerto).
Sulle note di “Così parlò Zarathustra” di Strauss (che molti ricorderanno come parte principale del commento musicale del film “2001 Odissea nello Spazio”) ed una scenografia forte di un enorme megaschermo in corrispondenza del palco che ha mostrato un sorgente astro incandescente mentre il sole, quello vero, scompariva all’orizzonte, è iniziato lo spettacolo.
L’artista modenese, apparso in forma nonostante i 65 anni, ha subito iniziato col brano “Colpa d’Alfredo” in omaggio ai suoi inizi, quando era uno sconosciuto dj nelle discoteche della zona.
Nei giorni scorsi, infatti, l’artista aveva illustrato l’atmosfera di essere dj nei locali romagnoli degli anni ’70, quando bastava un giradischi e pochi vinili per fare divertire la gente e quando lui, caratterialmente un po’ timido, non pensava proprio a fare il cantante rock visto che l’essere un disk jockey già gli assicurava soldi e, talvolta, donne (quando non arrivava l’Alfredo di turno prima…). Erano anni di spensieratezza e di vita vissuta al momento.
“Colpa d’Alfredo”, fu anche il pezzo che sdoganò il mitico “Blasco” come cantautore rock di primaria grandezza, cosa difficile in un periodo dove solo la musica d’importazione era considerata all’altezza e dove molti artisti italiani cantavano in inglese e con pseudonimi d’importazione per tentare di scalare il successo.
Già, il successo, forse non voluto fino in fondo, portò anche alcuni problemi all’artista emiliano legati al consumo di droga per cui fu arrestato a metà degli anni ’80.
Ciò nonostante, seppe venirne fuori e continuare la sua carriera come autore e cantante rock inanellando un successo dopo l’altro fino alle produzioni colossali inaugurate dall’inizio del nuovo millennio, anni luce apparentemente lontano dalle ombre di venti anni prima.
E, tanto furono importanti gli anni ’80 per “il” Blasco, che nel concerto al Modena Park è stata offerta una intera sezione dello spettacolo ai brani di quel periodo come la notissima “Bollicine”.
E, mentre le ultime luci del giorno scomparivano definitivamente, il popolo di Vasco entrava in carburazione grazie a un concerto che, alternando momenti di grande energia a brani maggiormente introspettivi come “Siamo soli” e “Vivere”, ha proposto moltissimi pezzi della lunghissima discografia dell’artista.
Dal palco, intanto, si godeva di una vista simile a un cielo di stelle, tanto era sconfinata l’area ove il pubblico si trovava assiepato con le immancabili lucine accese.
Nel frattempo, chi non ha potuto acquistare uno dei 220.000 biglietti, è restato in casa a vedere la diretta RAI condotta da Paolo Bonolis, pesantemente bistrattato su twitter dai tanti fan di Vasco evidentemente ignari che la TV per contratto non poteva trasmettere integralmente l’evento e contrariati dai tanti interventi del presentatore che interrompevano il godimento del concerto vero e proprio. Il tweet più cortese è stato: “L’effetto Bonolis è un po’ stranianante: come se in un porno ogni due minuti comparisse Piero Angela a spiegare la riproduzione”.
Tornando al concerto, una nota di merito deve essere fatta anche alla band del Blasco. Tutti bravissimi al punto da far apparire quasi come registrazioni di studio i quaranta brani invece suonati dal vivo. Particolari menzioni vanno al pianista e compositore Gaetano Curreri, amico di sempre di Vasco, che lo ha accompagnato in alcuni momenti maggiormente melodici nonché al californiano Stef Burns vero e proprio virtuoso della chitarra elettrica solista rock.
Quaranta brani che hanno celebrato i quaranta anni di musica del Komandante. Anni costellati da tante gioie ma anche da alcuni dolori come quella per la scomparsa nel 1999 dell’amico Massimo Riva, storico chitarrista del rocker a cui, in finale di serata, lo stesso ha rivolto un saluto.
Il concerto si è chiuso con un tripudio di luci e fuochi artificiali dopo circa tre ore e mezza di grande spettacolo e, non poteva essere che così, sulle magiche note di “Alba Chiara”. Lo stesso rocker ha, infatti, raccontato che solo una volta ha chiuso un concerto con un brano diverso da “Alba Chiara” ma la gente non andò via attendendo proprio quel brano come epilogo della serata e, forse, buon viatico per tornare a casa in completo appagamento.