Femminicidio: assassinata Ponzia Postumina


Ponzia è una donna, almeno in apparenza, tranquillamente coniugata. Ottavio la incontra e se ne innamora perdutamente.
I due, presi l”uno dall’altra, iniziano una storia clandestina che diventa pubblica quando l’uomo, ricoperta l’amata di costosi doni e  prospettatale  una vita più agiata ed esclusiva, la convince ad abbandonare il tetto coniugale. Dopo i primi momenti di euforia , gli entusiasmi di Ponzia iniziano a raffreddarsi – forse questo Ottavio non è poi il non plus ultra, forse la ha abbindolata con promesse che non può mantenere, forse meglio sarebbe stato restare con suo marito , forse quello che sente per lui e che sta iniziando a perdere dì intensità,  non è amore , ma solo una infatuazione in fase calante, forse  (piu’ verisimilmente) la libertà non è poi così male.
Fatto sta che la nostra ritira la promessa di matrimonio scambiata con l’amante, adducendo come scusa  l’atteggiamento di disapprovazione del proprio padre verso le  nuove nozze. 
A questo punto Ottavio perde la testa e la dignità : Ponzia è la sua ragione di vita e non esiste che possa cambiare idea, che possa tirarsi indietro.  Niente ha più senso per lui; anche i richiami alle sue ricchezze dilapidate ed alle chiacchiere della gente sembrano solo deboli giustificazioni che egli adduce per mascherare il solo, puro desiderio di riavere la donna ma ella resta irremovibile. 
Dunque , prega la sua ex promessa sposa di concedergli ancora una occasione, un ultimo incontro, soltanto una altra notte insieme,in modo da riuscire a mitigare il dolore per l’abbandono e regalarsi un bel ricordo in più. Tutto ciò, stando esclusivamente alle sue parole, perché Ottavio, all’ appuntamento, si presenta con un pugnale ben nascosto sotto le vesti che non esita ad usare al culmine di un misto tra passione e rabbia,dopo ore in cui momenti di piacere si alternano a suppliche ed interrogativi, in cui i sussurri seguono e precedono le grida. Insomma, Ottavio cerca in tutti i modi di far recedere Ponzia dalla sua decisione e quando si rende conto che le sue parole cadono puntualmente nel vuoto, comunque preso dai sensi durante quello che, ormai se ne rende conto, è di certo l’ultimo momento di trasporto con la sua amata, la trafigge, uccidendola.
Ponzia Postumina e il senatore e tribuno della plebe Ottavio Sagitta sono vissuti nella Roma del I sec. d.C., sotto il principato di Nerone ; riscopriamo  la loro tragica storia , datata 58 d.C., leggendo il paragrafo 44 del XIII libro  degli Annales, di Gaio (o Publio) Cornelio Tacito.
Per la cronaca,  il liberto di  Sagitta, che lo aveva accompagnato all’incontro, si autoaccuso’ dell’omicidio ma fu sconfessato dall’ancella di Ponzia che era rimasta per tutta  la notte a guardia del cubiculum e che era stata ferita dall’assassino, una volta accorsa in difesa della padrona. Sagitta fu  condannato dal senato all’esilio a Ponza  in base alla legge de sicariis ( ancora in auge dall’età repubblicana) e ritornò nell’Urbe nel 70 d.C.
L’incontro fortuito , la passione , i ripensamenti  della donna, la mancanza di realismo dell’uomo che diventa lucida follia,la richiesta di un ultimo incontro, nella prospettiva di lui miracoloso e risolutivo, che lei, pietosa e compassionevole, non può negare a colui che la implora con le lacrime agli occhi,in ricordo di ciò che è stato, l’arma letale guarda caso a portata di mano e adoperata contro chi abbassa naturalmente la guardia, sono gli elementi  che contraddistinguono tantissime altre tristi vicende di cronaca dei giorni nostri dal medesimo  epilogo e lo stile tacitiano trasforma il racconto in una sorta di esauriente servizio giornalistico, anche per chi lo legge in  lingua  non originale. 
Tutto è diretto,  essenziale e  volto ad ottenere l’attenzione, la comprensione e la simpatia da parte di una platea di lettori “globale”. In effetti, gli Annales, una volta accettata la necessità di un principato come soluzione per superare le difficoltà derivanti dalle guerre civili, erano stati trasformati nell’atto di denuncia del baratro di dissolutezza in cui Roma era precipitata  a causa della mancanza di un principe illuminato, con il conseguente crollo dei boni et antiqui mores che, nell’ottica dello storiografo, avevano contribuito a rendere grande e solida Roma nell’età repubblicana. Sintomatico, pertanto,  che  l’autore scriva di una vicenda accaduta  sotto il  dominatus di  Nerone, assassino della madre Agrippina e della moglie Poppea, incinta al momento della morte.
Sembra in ogni caso impressionante la sequenza così attuale e familiare degli eventi,tanto che si può  essere in grado di prevederne l’esito appena affrontate le prime righe del paragrafo e immaginare di assistere   allo svolgimento della storia i cui personaggi e accadimenti balzano dalle righe del brano come attori sul palcoscenico di una tragedia greca, resi ancora più vivi dallo stile teatrale dell’autore e dalla durezza della terminologia e dei significanti  scelti per raccontare e che, opportunamente accostati,   colpiscono il lettore come il pugnale di Sagitta (Tum, ut adsolet in amore et ira, iurgia preces, exprobratio satisfactio, et pars tenebrarum libidini seposita; ea quasi incensus nihil metuentem ferro transverberat et adcurrentem ancillam vulnere absterret cubiculoque prorumpit).
Di contro, continuando a rapportare la storia dei due amanti del I sec. d.C. ai corrispettivi casi di questi anni, una differenza si evidenzia con immediatezza:  il cubiculum di Ponzia e Ottavio è diventato  l’abitacolo di una macchina, l’androne di casa  o addirittura la strada, con la luce del giorno  e le voci della gente a  far da sfondo al crollo dei nostri boni mores.

NDR: Negli ultimi 10 anni (fonte Istat), sono state assassinate in Italia 1740 donne: 33 solo nei primi mesi del 2017. L’ultimo tragico caso è dell’oncologa teramana Ester Pasqualoni.