“I Musici” a Toledo


No, non parliamo di musicisti, né degli artisti di strada che ogni giorno affollano le vie dei quartieri centrali di Napoli, gioia dei passanti e dei turisti e dolore dei residenti, ma del dipinto del Caravaggio, realizzato nel 1595, ma scoperto solo di recente nel 1952 a Mahon in una collezione inglese, che resterà in esposizione fino al 16 luglio 2017 a Palazzo Zevallos Stigliano situato proprio in via Toledo – Napoli. Questa meraviglia è il frutto di un proficuo scambio culturale con il MET (Metropolitan Museum of Art di New York), nell’ambito della rassegna “l’Ospite illustre”, programma di scambi di capolavori con i più importanti musei italiani e stranieri. La mostra è il terzo appuntamento che le Gallerie d’Italia- Napoli del gruppo Intesa Sanpaolo, dedicano a Michelangelo Merisi infatti, dopo “Ritratto d’uomo” di Antonello da Messina, arrivato in prestito da Palazzo Madama di Torino e dopo “l’Arlequin an miroir” di Pablo Picasso, giunto invece dal Museo Thyssen- Bornemisza di Madrid, ecco a voi “I Musici”. In questo caso si è trattato di una vero scambio alla pari, per un Caravaggio in arrivo il Museo dello splendido Palazzo Zevallos ha dato in prestito proprio al MET, “Il Martirio di Sant’Orsola” dipinto nel 1610 da Caravaggio che resterà in esposizione fino al 30 giugno accanto a “La negoziazione di San Pietro” per la mostra “Caravaggio’s last two paintings”. Un’iniziativa molto apprezzata quella delle Gallerie d’Italia tesa a valorizzare e condividere con la collettività il vasto patrimonio storico, artistico ed architettonico presente sul territorio. Tre sono le sedi delle Gallerie d’Italia che ospitano le collezioni d’arte di Intesa Sanpaolo: le Gallerie di Piazza Scala a Milano, le Gallerie di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza e a Napoli, le Gallerie di Palazzo Zevallos di Stigliano. L’edificazione del Palazzo fu commissionata dal ricco mercante spagnolo Giovanni Zevallos, da cui prende nome, nel 1635 e fin da allora fu destinato a raccogliere una straordinaria collezione di pezzi unici. Nel corso dei secoli diverse vicende investirono la sua proprietà e la sua storia, fu acquisito nel 1716 dalla influente famiglia dei Colonna principi di Stigliano che ne ampliò il nome. Sul finire dell’800 fu oggetto di ristrutturazioni interne ed esterne e la sua facciata finì col perdere il suo carattere settecentesco ad eccezione dell’imponente portale in marmo di piperno. Nel 1920 la Banca Commerciale ne divenne proprietaria affidando all’architetto Platania il compito di adeguare il palazzo alle mutate esigenze. Il grande cortile seicentesco venne trasformato in un salone per il pubblico, il piano ammezzato aperto in balconate in stile liberty e coperto da un lucernaio vetrato con raffigurazioni floreali. Appena entrati nel grande ed ampio salone si viene immediatamente rapiti da quanto circonda in un vortice misto di stili tra Belle Époque, Liberty e Neoclassico. Salendo poi per lo scalone in marmo che porta al primo piano, superando la prima sezione dei dipinti esposti, che offre una sintesi della pittura napoletana del sei e settecento, nella saletta climatizzata ecco la tela ad olio de “I Musici”, probabilmente la prima opera dell’artista per il Cardinale e mecenate Francesco Maria Bourboun Del Monte. Il quadro raffigura tre giovani, giovanissimi musicisti dai vestiti antichi che stanno per iniziare a suonare in una allegoria di musica e amore. A sinistra del dipinto infatti è presente un Cupido alato, un amorino seminudo mentre stacca un grappolo d’uva. Il liutista al centro, con fare sognante, sembra in procinto di accordare il suo strumento, mentre dietro di lui il giovanotto che si prepara a suonare un corno, è ritenuto un autoritratto del maestro, non è difficile infatti cogliere la somiglianza con altri dipinti in cui il pittore si autoritrae né, con aggiunta di pizzo, baffi e capelli incolti, con l’effige riportata sulle vecchie 100.000 lire di antica memoria. Infine sulla destra si può osservare un terzo giovine intento a leggere lo spartito che tiene fra le mani, forse, per suonare il violino che attende poggiato sopra un altro spartito. Se dopo tutto questo splendore ancora non foste paghi della visita a Toledo e delle emozioni che questo misterioso, drammatico ma al tempo stesso straordinario artista sa trasfondere, nell’attesa del rimpatrio del “Martirio di Sant’Orsola”, si consiglia di continuare ad ammirare a Napoli, sempre dello stesso autore, “La flagellazione di Cristo”, al Museo di Capodimonte e “Le Sette Opere di Misericordia”, al Pio Monte della Misericordia…… Sono a 4 passi, che ce vo’!