Qatar: nuova crisi in M.O.


E’ stata alquanto movimentata la settimana che si è appena conclusa e che si è aperta, appena lunedì scorso, con una nuova crisi in Medio Oriente. Protagonista della turbolenta questione, che di fatto sta ridisegnando lo sfondo geopolitico internazionale, è il piccolo emirato del Qatar. Uno stato ricchissimo, che ospita la più importante base americana del Golfo Persico e che concentra la sua ricchezza in soli 11.437 kmq. Uno stato musulmano nella forma, moderno nella sostanza, che vede volteggiare le donne avvolte in lunghi manti neri, all’ombra di palazzoni ultramoderni. Ancora lontano dai viaggi organizzati, il Paese ha cominciato ad aprirsi al turismo nel 1989, con il rilascio dei primi visti, che assieme alle opportunità offerte dall’industria petrolifera, alla modernizzazione delle forme, hanno fatto di Doha, la sua capitale, una città moderna e cosmopolita. Che connessione c’è allora tra Qatarioti e terrorismo? Apparentemente nessuna. Eppure i dissapori sono cominciati con la rottura dei rapporti diplomatici con il Qatar da parte di Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Yemen. In modo particolare l’Arabia Saudita, un paese wahabita, ultraconservatore e fondamentalista, accusa il Qatar di sostenere i gruppi islamici sciiti. Dal punto di vista religioso, la rottura non ha senso, perché si tratta in tutti i casi, di paesi sunniti, fatta eccezione per il Bahrein, a maggioranza sciita. In un comunicato diffuso per annunciare la rottura dei rapporti diplomatici, l’Arabia Saudita sostiene che il Qatar “diffonde tramite i suoi media la visione e i progetti di questi gruppi, sostiene le attività di gruppi appoggiati dall’Iran nella regione saudita di Qatif e in Bahrain…sostiene e protegge numerosi gruppi terroristici che minano a destabilizzare la regione, come i Fratelli musulmani, l’Isis e al Qaida”. Il governo saudita dimentica però di aver fortemente spalleggiato (e finanziato) i Fratelli Musulmani ed il governo occidentale sembra non notare che le più importanti moschee, i centri culturali islamici e le scuole coraniche finanziate sempre dai sauditi, diventano spesso ricettacolo di terroristi ed estremisti. Le decisioni prese dalle cinque nazioni arabe contro il Qatar sono durissime e concretizzano le accuse in un vero e proprio isolamento geografico dello Stato peninsulare. Con la chiusura del suo confine terrestre, il Qatar è difatti completamente isolato dal mondo. La situazione è aggravata dalla sospensione dei collegamenti marittimi ed aerei con Doha effettuata dai Paesi allineati con Riad. La crisi non è pero’ solo una questione mediorientale, perché potrebbe avere importanti ripercussioni anche in Occidente. E non solo per la lotta al terrorismo. Nonostante la versione data dai sauditi continui a non essere credibile, non vi sono prove del presunto appoggio ai gruppi terroristici. E così Donald Trump, dopo aver esaltato la decisione, invita al dialogo, come la Russia e la Francia. Mentre la Turchia sembra schierarsi con il Qatar, l’Iran apre lo spazio aereo e marittimo ai Qatarioti, che non sembrano condividere l’ossessione dei sauditi per il paese sciita. In quest’ottica molti analisti internazionali sono concordi nel sostenere che il Qatar sia un modo per i sauditi di riaffermare la propria superiorità nel Golfo, anche facendo fronte comune contro il paese persiano. L’Iran continua ad essere un nemico storico ed a giocare, un ruolo fondamentale in Yemen, dove da due anni i sauditi conducono una lotta contro i ribelli Houthi spalleggiati proprio dall’Iran, ma anche in Iraq, Siria e frontiere afghane. Nel frattempo, gli Usa sembrano rafforzare la presenza nel sud-est della Siria, mentre le milizie filo-iraniane conquistano una cittadina chiave al confine siro-iracheno. Malgrado l’appoggio iraniano, il piccolo emirato continua a dipendere dal Consiglio di Cooperazione del Golfo Persico. E anche stavolta il terrorismo sembra non entrarci troppo. A cosa porterà la rottura, ad una nuova dichiarazione di guerra o ad un formale riavvicinamento?