Gli accordi Tpp e Ttip: forse solo speculazione


Siamo arrivati alla frutta. L’ultimo tassello è stato posto nel mosaico. Ci hanno distrutto economicamente, hanno portato via la nostra identità di popolo, hanno annullato la nostra storia e adesso stravolgeranno anche il nostro modo di mangiare: più niente di italiano ci sarà.
Negli Stati Uniti e nel mondo continua il dibattito sui nuovi accordi commerciali come il Tpp e il Ttip, rispettivamente con Paesi del Pacifico e tra Usa ed Ue, che nei prossimi anni potrebbero ridisegnare i rapporti di forza tra le potenze globali. Patti che, secondo alcuni , sono concepiti per difendere gli interessi dei colossi industriali americani.
Questi accordi sono definiti accordi di libero scambio; in realtà sembrano accordi su un mercato controllato, costruiti sugli interessi delle aziende, soprattutto americane e europee. Non si tratta di una collaborazione alla pari: gli Stati Uniti di fatto detteranno i termini. Questi accordi vanno ben oltre il commercio, gli investimenti dei governi e le proprietà intellettuali, imponendo cambiamenti fondamentali alle strutture legali, giudiziarie e regolatorie dei Paesi, senza il contributo o il controllo delle istituzioni democratiche. Il vero intento di queste disposizioni sembra essere quello di impedire la salute, le politiche ambientali, la sicurezza e, sì, anche i regolamenti finanziari con lo scopo di proteggere l’economia e i cittadini degli Stati Uniti. Le aziende possono far causa ai governi per chiedere l’integrale risarcimento per qualsiasi riduzione dei loro profitti futuri derivanti da cambiamenti normativi,  facendo qualche esempio una nota azienda del tabacco ha fatto causa all’Uruguay e all’Australia per aver fatto mettere avvisi sui pacchetti di sigarette della pericolosità del fumo per la salute. Questi avvisi stanno funzionando e, facendo diminuire il numero di fumatori, adesso il colosso del tabacco chiede un risarcimento per i mancati profitti. E’ come se la camorra, che a modo suo è una corporation, facesse causa allo Stato per la lotta alla criminalità. Ed è solo attraverso delle fughe di notizie da parte di funzionari di governi che sembrano più impegnati nei processi democratici che talvolta si viene a conoscere cosa sta succedendo. E’ a questo punto lecito chiedersi se si vuole dare ai grandi gruppi la possibilità di usare misure nascoste in quelli che vengono definiti accordi commerciali per decidere come si vivrà nel 21esimo secolo. Si spera che i cittadini negli Stati Uniti, in Europa e nel Pacifico rispondano con un forte no, non come sempre facendosi plagiare credendo che le multinazionali fanno il bene dell’umanità solo perché danno lavoro. Bisognerebbe infatti ricordare che sono il lavoro e il bene comune che regolano il capitale e non il viceversa.